Stefano Sturaro, espulso durante Italia-Svezia Under 21 per una manata a Ishak, ha individuato immediatamente l’avversario facile, il nemico di sempre peraltro: i giornalisti over 31. “A voi devo dire poco” ha attaccato, “mi sono scusato con i compagni in privato e sono qui per farlo anche pubblicamente. Quello che ho commesso è inaccettabile, non merito forse di indossare questa maglia e di essere compagno di questi ragazzi. Ho dato un grosso contributo alla sconfitta di ieri. Tanti giornalisti mi hanno accusato, voi e i vostri colleghi che non c’erano. Hanno fatto passare tutte le colpe su di me e lo accetto. Sono consapevole della mia importanza per questa squadra e so quello che posso dare. Non mi devo scusare con voi e con nessun altro, voi non c’entrate niente. La gente da fuori parla troppo, non sa quello che si prova in un campo di calcio, non conosce le tensioni, le emozioni, fa solo chiacchiere che mi scivolano addosso… Quando dico che non merito questa maglia significa che mi scuso con chiunque ne faccia parte, quindi anche i tifosi. Non m’importa niente di quello che scrivono i giornalisti, ma dei tifosi mi importa molto. Ho fatto una cazzata, ma mi sembra eccessivo dire che si è perso per colpa mia”.
Agli Europei in Portogallo assistetti a una scena simile, il mio caro amico Vieri spiegò alla platea di “essere molto più uomo di voi”, i giornalisti presenti. Qualche anno dopo aver mollato il calcio, Bobo ha fatto il commentatore per BeIn.
Ho sempre faticato parecchio a (tentare di) difendere la categoria-non-categoria della quale faccio parte da 35 anni: non ha bisogno di sollecitazioni, sa farsi tanto male da sola. Tuttavia queste intemerate mi danno noia.
La lezione è elementare: tenersi buoni i tifosi e attaccare i giornalisti odiati dai tifosi.
La stampa logora chi non ce l’ha a favore.
PS. I campioni prendono, portano a casa e ripartono come se niente fosse successo.