Il Crotone ci tiene stretti al calcio

Non di solo Leicester vive oggi l’appassionato. Ci sono anche, a salire, Cittadella, Spal, Benevento che ci riporta a Carmelo Imbriani, Cagliari a un passo (lento) dal ritorno in A, e soprattutto Crotone.

Crotone, più piccola di Carpi, un pezzo di Calabria, una lunga storia sportiva, squadra da sempre periferica. Crotone in B dal 2000, negli ultimi anni tappa di passaggio per talenti verso il grande calcio; Crotone dei Vrenna, personaggi molto discussi, e di Budimir e Palladino, Dos Santos e Stoian, Modesto e Torromino, e Ricci; Crotone di Juric, tecnico quarantenne dal carattere “a parte” destinato ad avere successo, e della gente impazzita per le strade.

Crotone è il calcio che sa ancora donare allegria; il calcio dell’orgoglio ritrovato e piacevolmente esibito; sensazioni che ci tengono legati a qualcosa che, sposato il business e le sue logiche, fa di tutto per allontanarsi; è il calcio che fa sognare e vivere estati indimenticabili, lo stesso che un anno fa portò gioia di Serie A a Carpi e Frosinone.

Scrive Lucien Arréat nelle sue Riflessioni: “Ciò che conta nel fervore dell’adolescenza non è l’oggetto dell’emozione, ma l’emozione stessa”. E quella dell’appassionato di calcio è un’adolescenza infinita.

Il tifoso crotonese sa bene che ballerà una sola estate, forse due, eppure è ugualmente felice perché, almeno, ha avuto l’occasione di farlo, di esserci: da settembre si misurerà con la salvezza, che è il contrario della promozione, ma avrà comunque stabilito un rapporto nuovo, diverso col pallone, sarà protagonista.