Accolsi con soddisfazione il ritorno alle gare e al successo di Pantani nel 2000, così come il rientro di Maradona (al Boca) dopo lo scandalo di Dallas ’94, allora perché questo spiazzamento davanti al trionfo mondiale di Schwazer nella 50km di marcia?
Non sapere cosa dire di definitivo, o quale sia la posizione più giusta da tenere nel preciso momento in cui un atleta che ha sbagliato, ha raccontato un sacco di bugie ma ha anche pagato e si è ripulito, si rimette in marcia e addirittura stravince guadagnandosi un posto alle Olimpiadi.
Dubbi, tanti. E non mi consola il fatto che non appartengano soltanto a me. Leggendo i commenti a un post del Corriere incontrate immediatamente gli esponenti di una parte e dell’altra. Scrive un lettore restando in superficie: “Siamo nel Paese in cui una persona ne ammazza un’altra infilandola con un ombrello e dopo 9 anni è ok. C’è chi s’indigna, chi urla, ma le cose sono così. Poi invece uno per doping sconta interamente la pena (3 anni e 9 mesi) senza riduzioni, e non basta. In un Paese che di colpo e diventato come le comari di un paesino di Bocca di Rosa che moralizzano su tutti e tutto, io dico: viva Alex, hai sbagliato e hai pagato, ma ora basta. Se le regole dicono che si può, corri (e vinci)”.
Ed ecco l’opinione contraria, e diretta: “Siamo un paese che premia i furbetti, ora uno che si è dopato diventa un eroe. Solo in Italia funziona così, ed è questo il nostro male più grande: sempre pronti a giustificare tutti e a finire sempre a tarallucci e vino. Forse di etica lei non ne hai sentito parlare, come il 98 % degli italiani. Del resto, pensi che bell’esempio per i giovani e per chi non si dopa”.
Preciso che la tolleranza non è una nostra esclusiva: di peccatori a vario titolo e per i reati più disparati, dalle scommesse al doping, allo stupro, è piena la storia dello sport mondiale, da Foreman a Pryor, da Liston a Vinokourov, da Diamond a Daum, a Adams, a Paolo Rossi.
Ho “perdonato” Marco e Diego, non posso condannare Schwazer. Eppure se mi chiedete cosa farei all’atleta trovato positivo, la risposta è una sola: lo radierei per alto tradimento dei valori dello sport, e insieme a lui caccerei l’allenatore, il medico, il presidente della federazione, tutti altrettanto responsabili. Se non di più.