Per Eranio il nero non sta bene su tutto

Questa – per intero – la frase incriminata, questo il giudizio espresso su Rudiger della Roma, responsabile di uno dei quattro gol realizzati dal Leverkusen: “I calciatori di colore, quando sono sulla linea difensiva, spesso certi errori li fanno perché non sono concentrati. Sono potenti fisicamente (…) però, quando c’è da pensare (…), spesso e volentieri fanno questi errori”.

Dopo le banane di Optì Tavecchio e i troppi neri nei settori giovanili di Sacchi, ecco Stefano Eranio e i cali di concentrazione a colori. Scivoloni ai quali sono stati attribuiti significati razzisti e che hanno alimentato chiassose polemiche.

In casi come questo siamo portati a giustificare, alleggerire o tentare di spiegare le battute di chi ci è amico o ci sta simpatico mentre colpiamo duro l’antipatico, il potente; di solito ci comportiamo così e allora Tavecchio è subito colpevole mentre Sacchi e Eranio si sono soltanto incartati dicendo cose che tutti noi abbiamo detto almeno una volta nella vita.

Premesso che come ha poi sottolineato Eranio l’errore vero è stato quello di considerare africano un giocatore nato e cresciuto in Germania, ricordo che nel mondo del calcio – in campo, negli spogliatoi, in curva e tribuna – valutazioni come quella dell’ex giocatore di Milan e Genoa (e altre) sono frequentissime, luoghi comuni insomma: “i difensori africani sono potenti, reattivi, rapidi ma spesso si distraggono”.

Il problema è uno solo: il passaggio dall’intenzione all’espressione del concetto, dal pensare al dire.

Eranio, lo sapete, è stato licenziato dalla tv svizzera che l’ha bollato di razzista (fossi Stefano li querelerei per diffamazione): la sensibilità è una cosa; l’eccesso può risultare ridicolo.