Sarri ha già pagato con l’imbarazzo

Trent’anni fa, a seguito della denuncia di un lettore, il personale della Biblioteca di Nimega decise di togliere dagli scaffali “Storie di ordinaria follia” perché considerato “sadico, a volte fascista e discriminatorio nei confronti di alcuni gruppi”, tra i quali gli omosessuali. Charles Bukowski, l’autore, reagì inviando una lettera al giornalista olandese Hans van den Broeck: “La cosa che io temo di discriminare – eccone un passaggio – sono l’umorismo e la verità. Se scrivo male di neri, omosessuali e donne è dovuto a com’erano quelli che ho incontrato. Ci sono molti “pessimi esempi” in giro – cani cattivi, censura cattiva, anche “cattivi” maschi bianchi. Solo che quando si scrive di “cattivi” maschi bianchi nessuno si lamenta. Devo forse scrivere che ci sono neri “buoni”, omosessuali “buoni” e donne “buone”? Nel mio lavoro di scrittore mi limito a fotografare a parole ciò che vedo. Se scrivo di “sadismo” è perché esiste, non l’ho inventato io, e se parlo di qualche azione terribile è perché queste cose succedono realmente. Non significa che sono dalla parte del male, se una cosa come il male esiste. Quando scrivo non sempre sono d’accordo con ciò che accade, e non mi vado a ficcare nel fango solo per il gusto di farlo”.

Potrei cavarmela ricordando che Sarri, per sua recente ammissione, legge (per fortuna o purtroppo) Bukowski e Fante; oltretutto è uno di quei toscani che a volte non sanno tenere a freno la lingua (è recidivo, già in passato disse che il calcio “non è uno sport per froci”). Potrei, ma non lo faccio.

Sarri il saggio, il maestro, il sensibile ha sbagliato ma ha già pagato con l’imbarazzo giustamente mostrato davanti alle telecamere e con lo sputtanamento internazionale, probabilmente il giudice sportivo lo punirà con una giornata da scontare nella prossima coppa Italia perché dare del frocio a qualcuno equivale a mandarlo affanculo (sembra una battuta di pessimo gusto ma non lo è).

Sarri ha sbagliato perché così come è vero che le cose del campo dovrebbero rimanere dentro il campo, lo è altrettanto che gli allenatori, soprattutto quelli di Serie A, la grande ribalta, il calcio alla luce, hanno responsabilità superiori a quelle dei giocatori.

Dare del frocio a qualcuno non è di per sé un’offesa, lo stabilisce anche la Cassazione; lo diventa quando il termine viene volutamente utilizzato per insultare il prossimo – non dobbiamo dimenticare che la cronaca ci riporta spesso notizie di suicidi di giovani omosessuali che non reggono alle offese dei coetanei.

Sono dispiaciuto, sì, dispiaciuto soprattutto per l’uomo Sarri, mio coetaneo (non si finisce mai di imparare) che da ieri sera, però, è cresciuto ancora un po’.

E Mancini? Forse avrebbe potuto tenersela per sé: ma non siamo noi quelli che invochiamo ripetutamente la denuncia pubblica condannando ogni genere di omertà in nome della crescita culturale e del miglioramento del sistema-mondo?

Chiudo la questione con il tweet di Tommaso Cerno, brillante direttore del Messaggero Veneto, che giusto ieri a L’Aria che tira se ne era uscito così: “Sono alto, bello, biondo e omosessuale”. “Il lato buono di Sarri-Mancini?” – ha scritto – “Che una volta ti davano del frocio per dirsi superiori a te, adesso sei frocio quando vinci…”.