Qualcuno ritrasmetterà “Il Profeta del gol”, il film con cui Sandro Ciotti celebrò il mito di Johann Cruyff. Lo vidi al cinema, ero un ragazzo di passione: non perdetevelo. E’ la storia per immagini e voce indimenticabili del David Bowie del calcio mondiale, il fenomeno che cambiò il gioco più amato, l’artista intorno al quale Rinus Michels costruì la squadra più moderna e di rottura di sempre, l’Olanda vicecampione del mondo nel ’74 e nel ’78.
Giusto vent’anni fa Mario Sconcerti mi spedì ad Amsterdam per intervistare Michels. Fu un incontro fantastico: ogni volta che parlava del suo JC, la cui personalità gli creò anche qualche problema, il vecchio Rinus si accendeva, gli occhi brillavano.
Cruyff è stato un dio del calcio e tante altre cose ancora, era certamente un isolato, un provocatore temuto, un uomo dalle verità incontestabili. Ma è il calciatore che merita il ricordo più sentito, per quel gol in sospensione con la maglia del Barcellona, per quei dribbling ubriacanti, quel passo frammentato e inarrestabile, la rapidità delle giocate, gli assist.
Per i ragazzi nati come me negli Anni 60 Cruyff era l’inarrivabile, voetbal on Mars, il campione che aveva le gambe col turbo.
Da allenatore e poi osservatore, Cruyff ci ha regalato altre perle, delle quali è piena la rete. Ne ho estratta una troppo vera ma così poco attuale, purtroppo: “Non è il buono contro il cattivo e fare in modo che vinca il buono. Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget”.
There’s a starman waiting in the sky
He’d like to come and meet us
But he thinks he’d blow our minds
There’s a starman waiting in the sky
He’s told us not to blow it
Cause he knows it’s all worthwhile
He told me:
Let the children lose it
Let the children use it
Let all the children boogie…