Viva l’italiana!

Abbiamo giocato e vinto all’italiana: ma si può ancora dire?, per caso qualcuno se ne vergogna?, la cosa imbarazza?

All’italiana 2.0, certo: ma all’italiana. Abbiamo sconfitto il Belgio dei nuovi fenomeni costringendoli a sbattere contro il muro Juve e sfruttando i vuoti e i ritardi di una difesa di pali della luce. Prima della partita d’apertura ci ripetevamo addosso che sarebbe stato bello essere il Leicester (o ancor meglio l’Atletico) di questo Europeo, e Leicester (o Atletico) è stato. Almeno all’esordio.

Una solida difesa, abbiamo, un centrocampo di cursori e poco palleggio e un attacco tra i più poveri di qualità di sempre. Tutto – però – ha girato come speravamo ed è stato 2-0, un 2-0 visto in tv da un italiano su due.

Bonucci su tutti, e poi Chiellini, e Barzagli, e in parte Candreva e Giaccherini. Pellé e Eder sono stati i primi difensori, gli altri hanno lottato con lo spirito giusto e soltanto l’euforia, giustificatissima, può aver autorizzato dei 7 e degli 8 in pagella.

Abbiamo dei difetti e delle qualità, ma se e quando le qualità annullano i difetti si può cominciare a sognare.

“Il risultato migliorerà molte cose” scrive Gianni Mura. “A partire dall’autostima”. Io mi auguro che i nostri continuino a pensarsi più scarsi ma uniti degli altri.

Piedi per terra.

Il vero problema di Conte

Fra meno di tre mesi comincia la fase finale dell’Europeo per cui non ha senso, oggi, istruire processi – ovviamente sommari – al calcio italiano

Donnarumma, aiutaci tu!

Oggi il sedicenne Donnarumma costituisce l’anomalia di una prima pagina, quella della Gazzetta, il principale quotidiano sportivo italiano, i cui titoli sono per “i 20 anni di Buffon”, venti di campo su quasi 38; la biografia dell’irriducibile Bobo Vieri, 42; il ds dell’Inter che parla di Pirlo, 36 (e Candreva, quasi 29); l’addio di Lomu, purtroppo a soli 40 anni. […]

Conte ci porta in Francia con gli emigrati

La Nazionale di Conte fresca di promozione alla fase finale dell’Europeo è un atto d’accusa al sistema Italia e una provocazione. Non è una grande squadra e probabilmente sul piano tecnico non lo sarà mai: afferma tuttavia un principio elementare, ovvero che per farne parte occorre innanzitutto giocare con continuità nel club. Non importa quale, né dove.