Real-Atletico sono i due poli che si sfiorano senza mai toccarsi; è l’individualità contro la squadra, il governo silente contro l’opposizione urlante, il tecnico contro l’allenatore, la nobiltà contro il popolo, la ricchezza contro il lavoro, l’architetto contro l’architettura; sono i tuttotenenti contro i pocotenenti; è una sfida di espressioni, linguaggi, metodi, filosofie, modi di vivere e talvolta sopravvivere alle aspettative.
Real-Atletico è Cristiano Ronaldo contro Godìn, Koke, Gabi, Griezmann; sono i 100 milioni per Bale contro i milioni versati ogni anno al fisco per ripianare i debiti.
Real-Atletico è l’invenzione contro l’idea, l’arroganza del talento contro la solidità del fortino, la classe impagabile di CR7 contro il calcio maleducato di Simeone, il ronaldismo contro il cholismo. Sono i due figli di Madrid diverse.
Real-Atletico è il bello contro il brutto (presunto), la Juve contro l’Inter, divide come pochissime altre partite e partiti riescono a fare.
Tifo Atletico, mi viene più naturale: ero a Lisbona, a Londra quando mise sotto il Chelsea di Mourinho, trovo che il gioco, per molti il non-gioco di Simeone, nasca innanzitutto dalle tante necessità: chi ha di meno deve metterci di più.
Mi piacerebbe un giorno vedere il Cholo sulla panchina di un club pieno di denari e ambizioni, probabilmente lancerebbe ancora un secondo pallone per interrompere il contropiede degli avversari ma sono certo che ci mostrerebbe l’altro lato di sé.
Questa finale è assai diversa da quella di due anni fa, che tuttavia fu rocambolesca e ingiusta: le distanze si sono ridotte e penso che per farsi aprire Ronaldo e compagnia dovranno bussare più volte e meglio.