Conte ha già vinto

Ma li avete visti gli altri? Hodgson impietrito per tutta la partita, ogni tanto un fuck o una smorfia, molte le assenze; Del Bosque seduto sopra i suoi stanchi pensieri e il sospetto di essere giunto al capolinea; Low tormentato da un rapporto dita-naso spesso rivoltante; Storck e tutti gli altri trattenuti dalla forma più che dalla sostanza delle loro squadre.

Conte no, lui è diverso, a parte. Conte è fisico, sempre presentissimo a se stesso e ai suoi, un moto perpetuo, trascinante per chilometri, il capo-branco. Conte la partita la strapensa, straprepara e poi la stragioca, strasoffre, strasubisce; Conte è “di nervi”, è in campo di fianco a Bonucci, spinge Florenzi e Giaccherini, entra nella testa di De Rossi agitandogli lo spettro della sostituzione con Motta, dà forza e ossigeno supplementari a Pellé e Eder, trasforma De Sciglio in un leoncino.

Dopo il gol Conte abbraccia collaboratori, massaggiatori, quarti e quinti uomini, si aggrappa alla panchina, cerca sua figlia, schiva Lotito. Insomma, emoziona, brucia.

Il suo Europeo Conte l’ha già vinto: voleva arrivare ai quarti, il “massimo obiettivo minimo”, e inventarsi un’impresa e ai quarti è arrivato, l’impresa indimenticabile l’ha realizzata. D’ora in poi tutta discesa, tutta crema. Conte è passato dall’impopolarità alla popolarità, si è conquistato la stima dei nemici, gli amici lo considerano da anni “uno dei migliori allenatori al mondo”.

In Conte non c’è nulla di effimero, labile, transitorio, lui è pienamente a suo agio nella pesantezza.

Avevamo (abbiamo ancora) la Nazionale più povera di qualità di sempre, oggi ne ammiriamo però lo spirito, l’asciuttezza, altri particolari, i contenuti umani. Una Nazionale capace di cambiarci l’umore e che sa fare sistema.