Nove anni fa il cielo sopra Berlino era azzurro anche dopo la mezzanotte. Avevamo appena vinto il mondiale più spiazzante di sempre: i campioni non ci mancavano, ma avevamo affrontato l’avventura con la stessa serenità che può avere il topo lanciato in una strada piena di gatti: Calciopoli, la Juve devastata, Milan e Fiorentina stravolte, tutte le gerarchie saltate, la federazione condannata al commissariamento, e nello specifico il blocco bianconero attaccato da ogni parte.
Vincemmo comunque e per un istante ci illudemmo di essere i più bravi del mondo.
Da quel 9 luglio 2006 di stordimenti non ci siamo più ripresi. E siamo precipitati. Gli scandali si sono moltiplicati (violenze e vittime, scommesse, partite truccate in tutte le categorie, 104 tesserati rinviati a giudizio per reati quali l’associazione a delinquere e la frode sportiva), federazione e lega non hanno recuperato credibilità e immagine, molti club sono falliti, gli stadi si sono svuotati, un campionato – l’ultimo – si è giocato a 19 squadre più una, il Parma; l’inizio di un altro, il prossimo di B, è stato posticipato per permettere agli inquirenti e al giudice sportivo di tentare di chiarire responsabilità e pene di e per dirigenti e calciatori.
Nove anni fa conquistammo il mondo. Nove anni dopo siamo campioni del fondo.
Non conosco la formula per la risalita. O meglio, la conosco bene: ma sono convinto che da noi non sia ancora applicabile: manca la volontà di fare sistema, mancano le teste sane, contano solo gli interessi personali, le urgenze economiche, i debiti da controllare; fair play, etica e programmazione sono diventate paroline da stampare sulle magliette ogni domenica all’ingresso in campo delle squadre.
Questo è un post ottimista.