Tifiamo per questa Nazionale “agghiacciande”

Per la prima volta ci manca il giocatore-partito, quello capace di dividere o aggregare smuovendo anche i meno appassionati, l’uomo della speranza o dell’illusione, del potenziale e della scintillante fantasia – in tempi recenti lo sono stati Baggio, Del Piero, Totti, Pirlo e per certi versi anche Cassano e Balotelli, in particolare quattro anni fa.

Per la prima volta ci manca il grande assente ingiustificato, quello del “come si fa a lasciare a casa uno come lui?”, che non può essere Pavoletti, anche se io l’avrei portato. Marchisio e Verratti rischiamo di rimpiangerli, ma non sono fuori gara per scelta tecnica bensì per infortunio.

Per la prima volta uno vale l’altro, dalla metà in su, e allora ci sentiamo più deboli della concorrenza, molto più deboli.

Per la prima volta temiamo che chi non ci vede superare il primo turno abbia ragione.

Per la prima volta la maglia numero 10 se l’è assegnata il commissario tecnico.

Per la prima volta affrontiamo la fase finale di un Europeo con un selezionatore che a fine torneo lascerà indipendentemente dai risultati. Proprio Antonio Conte sarà l’argomento principale delle nostre discussioni, tutto ruoterà intorno a lui, alle sue capacità, alla sua personalità, ai suoi eccessi, alle sue ossessioni, al suo lavoro, alle sue astuzie, ai suoi precedenti, alle sue parole nel prima e nel dopo.

Per la prima volta “agghiacciande” è uno stato d’animo diffuso.

Per la prima volta tifare Italia sembra (è) esclusivamente un atto di fede.

Perché proprio Ventura?

Perché Giampiero Ventura per il dopo-Conte? Già, perché proprio lui? Salvo imprevisti, sarà il tecnico del Toro il prossimo ct della Nazionale

Donnarumma, aiutaci tu!

Oggi il sedicenne Donnarumma costituisce l’anomalia di una prima pagina, quella della Gazzetta, il principale quotidiano sportivo italiano, i cui titoli sono per “i 20 anni di Buffon”, venti di campo su quasi 38; la biografia dell’irriducibile Bobo Vieri, 42; il ds dell’Inter che parla di Pirlo, 36 (e Candreva, quasi 29); l’addio di Lomu, purtroppo a soli 40 anni. […]

Conte ci porta in Francia con gli emigrati

La Nazionale di Conte fresca di promozione alla fase finale dell’Europeo è un atto d’accusa al sistema Italia e una provocazione. Non è una grande squadra e probabilmente sul piano tecnico non lo sarà mai: afferma tuttavia un principio elementare, ovvero che per farne parte occorre innanzitutto giocare con continuità nel club. Non importa quale, né dove.

Italbasket, abbiamo trovato l’America

Il basket non è come il calcio, può e sa essere migliore. Nel basket, ad esempio, mandiamo i nostri ragazzi all’estero, in America, e da qualche anno a questa parte l’America ce li restituisce più maturi, robusti, completi (non sono più i tempi di Rusconi ed Esposito). Nel calcio avviene quasi sempre il contrario.