Higuaìn e Dybala hanno dato i numeri

Niente pagelle di fine campionato, migliori e peggiori, top e flop: quelle e quelli li lascio ad altri. Preferisco dedicarmi ai due volti della stagione, ai protagonisti indiscussi, Higuaìn e Dybala, gioielli trasformati da argentini in oro da un calcio in crisi tecnica ma non tattica, fuoriclasse capaci di accendere il tifo dell’appassionato e farlo partecipare emotivamente alla loro splendida avventura.

Dietro la maturazione e il completamento del Pipita e di Paulo non ci sono soltanto le mamme, la natura, ma allenatori che hanno saputo individuarne qualità (tante), limiti (pochissimi) e potenzialità (infinite): Higuaìn è diventato l’uomo del record (36 gol in 36 partite, cancellato un primato che resisteva da 66 anni) anche attraverso il lavoro di Maurizio Sarri; mentre Dybala – superate in fretta le difficoltà iniziali – si è messo nelle mani di Allegri che ce lo ha riconsegnato 10 pieno, tondo, perfetto, attaccante quando c’è da attaccare e centrocampista quando c’è da inseguire, partecipare, manovrare e rifinire.

Higuaìn ha mostrato al torneo tutti i pezzi del campionario chiudendo con una rovesciata che resterà a lungo nella storia, “non ha scelto la via normale” ha scritto Maurizio De Giovanni, “ma una rovesciata da campetto”: ha peraltro aperto quasi tutte le partite del Napoli e talvolta le ha anche chiuse. Indimenticabile la doppietta all’Inter nella sfida del San Paolo; indimenticabile perché nata dal nulla, non da costruzioni di squadra ma da invenzioni personali, la potenza, l’intraprendenza e la precisione.

Dybala è stato altrettanto sorprendente: quando sembrava frenato, costretto dalla prevalenza del gioco e delle gerarchie a conquistarsi spazi più ridotti (6 presenze nelle prime 9 giornate nonostante i 40 milioni spesi), ha investito sul cambiamento e si è reinventato riuscendo a partecipare a 28 dei 75 gol della Juve (19 centri e 9 assist) ma soprattutto diventandone il leader tecnico.

Domenica sera, nell’ultima puntata stagionale della Domenica sportiva, ci siamo divertiti a provocare i tifosi con un sondaggio – più forte Higuaìn o Dybala – che ci ha restituito tante critiche figlie della passione.

Higuaìn, Irrati e la guerra di nervi

Certo, una guerra di nervi. Hanno ceduto per primi quelli di chi inseguiva; di chi otto mesi fa non era partito per giocarsi lo scudetto; di chi da settimane coltivava il grande sogno – credo che un sogno così non ritorni mai più; di chi a gennaio avrebbe potuto fare qualcosa di buono al mercato e non l’ha fatto; di chi ha mostrato il bel gioco temendo che qualcosa di esterno potesse prima o poi favorire il fuggitivo, la Juve dei quattro – ormai cinque – scudetti di fila.

Non sporchiamo Juve-Napoli

Avrei voluto celebrare più degnamente il fantastico, meritatissimo record di Buffon (973 minuti, quasi 11 partite, senza subire gol) ma anche una delle migliori interpretazioni di Higuaìn (sembrava Cristiano Ronaldo); avrei voluto parlare di calcio e invece rieccomi (rieccoci) dentro il campo minato delle polemiche arbitrali.

Natale con il boss del gol

I primi quattro mesi del campionato sono stati soprattutto i mesi di Higuaìn: ha realizzato 16 gol senza rigori, che non sono la sua specialità; 16 in 17 giornate, più della metà di quelli segnati dal Napoli (31). La scorsa stagione dopo lo stesso numero di partite il capocannoniere era Tevez con 11.

Sarri riporta il campo al centro del villaggio

Sarri ha vinto la partita più difficile, e in soli due mesi. Non era sceso (meglio, salito) a Napoli da Empoli per imporsi subito, ma per dimostrare che anche l’allenatore-che-allena, anche il professionista senza titoli, anche l’anti-Benitez (il tecnico manager di livello internazionale) è in grado di guidare con successo una macchina complicata come il Napoli facendo del gran calcio.