Blatter finisce dentro se…

Temo che il 79enne Blatter non rischi l’arresto, almeno questa volta. Potrebbe finire dentro, tuttavia, se un’altra inchiesta in corso, quella svizzera sulle elezioni presidenziali Fifa del ’98, stabilisse che i delegati africani furono “foraggiati” e i loro voti spostati da Johansson al vecchio Sepp: lo svedese era sicuro della riconferma, avendo l’Africa dalla sua (chiedere a Matarrese), ma nella notte proprio gli africani saltarono “incredibilmente” sulla sponda opposta.

Nel libro “Foul” di Andrew Jenkins c’è questo e anche molto altro. Ad esempio, è descritta magnificamente la genesi dell’operazione condotta dall’Fbi – che ieri ha ingabbiato 7 membri dell’organizzazione – grazie all’apporto del pentito Chuck Blazer, ex segretario generale della Concacaf e braccio destro di Jack Warner -; Blazer, il sosia di Karl Marx, dovrà presto rispondere di varie accuse (corruzione e altro) e se non avesse collaborato avrebbe rischiato da 10 a 15 anni di galera. Per dirne una, intascava il 10% di tutti i contratti sui diritti tv della confederazione.

Di bustarelle che passano da una mano all’altra nei giorni in cui vengono assegnati non solo i Mondiali ma anche le varie Gold Cup (o gli Europei, ma qui entra in scena l’Uefa) i giornali hanno scritto per anni. Mancavano le prove, però, e soprattutto non c’era nessuno disposto a cantare: dal Sudafrica fino a Qatar 2022 qualcosa è successo e qualche ribellione c’è stata: penso alle denunce di inglesi e americani.

Esemplare lo scandalo del 2010: il Marocco era certo di ottenere quei Mondiali, ma non aveva fatto i conti col presidente sudafricano Zuma che promise milioni di dollari a Jack Warner, il quale ovviamente accettò di tradire i marocchini e spostò i voti Concacaf su Johannesburg e Cape Town.

Zuma non ha mai pagato Warner.

PS. Una curiosità, ma è solo una curiosità: per qualche anno uno dei principali collaboratori di Blazer è stato Italo Zanzi, ceo della Roma. Era il direttore marketing della ConCaCaf.