Monza, chi può fermare Ecclestone

Bernie Ecclestone pretende molti più soldi da Monza e da tempo minaccia di cancellare il gran premio d’Italia – fino a settembre 2016 l’evento è comunque garantito dal contratto. Per accontentarlo servono 20 e passa milioni di euro (si sono resi necessari anche i lavori di ammodernamento del circuito, ampliamento del paddock e altro) quando la Russia, per dirne una, è pronta a metterne sul tavolo una sessantina.

Ecclestone ha il coltello dalla parte del manico per una serie di ragioni che provo a esporre sinteticamente:

1) a 85 anni e con la convinzione/certezza di essere il padrone del Circo, una dittatura finanziaria prim’ancora che politico-sportiva (“dopo di me il diluvio”) vuole ottenere sempre il massimo e in fretta.

2) E’ un uomo d’affari e ha l’enorme vantaggio di non amare la F. 1: nessuna emozione, sentimentalismo azzerato. Money, only money.

3) La precedente gestione dell’autodromo ha avuto guai enormi con la giustizia (anche per truffe da peracottari: biglietti omaggio rivenduti a caro prezzo) per cui anche da questo punto di vista lui si trova in una posizione di forza.

4) Come detto, dispone di alternative eccellenti, di organizzazioni disposte a triplicare la somma richiesta a Monza.

5) La cancellazione del gran premio creerebbe un buco enorme per l’amministrazione locale e non solo – va specificato che a Bernie vanno tutte le entrate pubblicitarie, agli organizzatori solo la biglietteria: ma se continuano ad alzare in modo vergognoso i prezzi, sai che incassi!

Ecclestone, dunque, gioca al rialzo sapendo di aver vinto in partenza. La salvezza per Monza resta il governo Renzi. Che da oggi ha un problema in più.

Senza la Ferrari si oscura la F.1

Ci sarebbe voluto il Vecchio. Le Ferrari in fuga per la vittoria oscurate per 25 giri dal regista del Gp d’Ungheria, le voci sui dissidi tra Ecclestone e i vertici di Maranello, il trionfo di Vettel, infine, e il risveglio di un popolo che ha orgoglio e fede, una fede cieca.