Riassumendo, abbiamo vinto a Manchester e pareggiato col Barcellona di Messi, le parate più belle le ha fatte Buffon e il gol mostruoso l’ha segnato Florenzi. E non è tutto: tra luglio e agosto abbiamo speso tanto portando a casa Bacca e Kondogbia, Miranda e Dzeko, Manduzkic e Perisic, e ci siamo ripresi Salah, Jovetic e Melo; inoltre abbiamo inaugurato uno stadio nuovo, quello di Udine, aggiustato parzialmente quelli di Bergamo e Bologna, stiamo aspettando 480 milioni da Mr Bee e insomma non va benissimo ma neanche malissimo: e se riusciamo a convincere i titolari delle terrazze sul Matusa che venti persone in dieci metri quadri sono un bel rischio, facciamo un altro passo avanti e non un tuffo nel vuoto.
I complimenti meritati dagli inglesi se li è presi la Juve, ovvio: ha battuto gli sceicchi della Merseyside primi nella Premier e capaci di spendere 205 milioni per tre giocatori. Ma anche la Roma è stata applaudita, e non solo dai suoi: spesso puntare su testa e cuore fa meno danni che affidarsi a istinto e talento.
Tanto a Manchester quanto all’Olimpico abbiamo giocato da squadra, e questa è la notizia migliore di fine estate.
Conservo una posizione molto critica nei confronti del calcio italiano, dei suoi vertici, dei dirigenti, molti dei quali mi fanno ribrezzo. Ma non per questo chiudo gli occhi di fronte alle imprese compiute sul campo.
PS. Sempre a proposito di imprese, segnalo quelle della nazionale di Pianigiani: da tempo il basket non mi (ci) emozionava così.