Le gaffe a orologeria di Carlo Tavecchio

La chiacchierata dell’indignazione popolare e istituzionale ha assai poco dell’intervista ma moltissimo di Tavecchio: anche se il presidente federale è il re dei gaffeur, dubito che avrebbe detto le stesse cazzate sapendo che sarebbero finite online. Scrive Umberto Eco, citato dal direttore di SoccerLife quando il tema erano gli “ebreacci”, che “in fondo la gaffe nasce da un atto di sincerità non mascherata; quando la sincerità è voluta non si ha gaffe ma sfida e provocazione”. In altre parole, nella sua imbarazzante lievità l’”ingenuo” Tavecchio le cose che ha detto le pensa.

Tavecchio si ribella parlando di manipolazione del registrato e di ricatto: Massimiliano Giacomini, l’intervistatore, non avrebbe ottenuto dalla Figc i finanziamenti per la sua testata (95.000 euro) e allora se la sarebbe legata al dito; Giacomini afferma di essere stato lui a rinunciare a quei soldi e, in più, di aver ricevuto minacce dall’autista del presidente.

Cosa succederà adesso? Dimissioni?, commissariamento? Ma signori, siamo in Italia. Come ci ricorda Arzilli sul Corriere della Sera, “Tavecchio ha annunciato di volersi ricandidare allo scranno più alto della Figc, le elezioni si terranno alla fine del quadriennio olimpico (gennaio 2017) e il quadro dei suoi grandi elettori si definirà il 22 dicembre, quando la Lega Pro andrà al voto. E’ quella la discriminante che lancerà o bloccherà la corsa di Tavecchio: sembrano gaffe a orologeria”.

Andrea Agnelli, tra i pochissimi oppositori nella fase elettorale, definì Tavecchio “inadeguato”. Inadeguato nel regno degli inadeguati, però. Chi l’ha votato? Noi?