Della formazione-tipo di Paulo Sousa il solo Borja Valero sarebbe titolare in una delle tre grandi avversarie, Inter, Napoli e Juve – anche se non escludo che un mediano come Badelj potrebbe far comodo all’Inter. Eppure dopo un intero girone (manca il passaggio-Lazio in casa) la Fiorentina è seconda; seconda a un solo punto dalla squadra di Mancini; seconda come il Napoli di Higuaìn e Insigne; seconda con 2 punti più della Juve; seconda col miglior attacco del campionato: 36 gol, l’Inter è sotto di 12; seconda anche grazie alle 10 reti di Kalinic, pagato 5 milioni, e ai 9 centri di Ilicic che l’estate scorsa era stato messo sul mercato e aveva rifiutato Torino e Bologna.
E’ seconda, la Viola, ma se la fumano solo a Firenze: giornali, radio e televisioni nazionali la escludono sistematicamente dalla corsa scudetto dando fiducia a Juve o Napoli e in terza battuta all’Inter.
Questa Fiorentina non è un incidente del campionato, non è frutto del caso ma del lavoro e delle idee di un tecnico creativo che sembra controllare ogni aspetto della partita, fin dalla sua preparazione, su basi limpidamente logiche.
La Fiorentina è la squadra che gioca il calcio più completo – possesso, recupero immediato del pallone, ripartenza rapida e verticalizzazione fanno parte del campionario -; e quando va in vantaggio difficilmente si fa riprendere: ha quindi equilibrio e anche personalità. Certo, rispetto alle altre tre di testa ha meno alternative (Badelj, Borja Valero, Bernardeschi, Ilicic e Kalinic non sono al momento sostituibili) ma fino a questo momento non se ne è accorto nessuno. A Firenze, almeno.