Juve, un’impresa da c’era una svolta

E adesso? E adesso – oplà – si cambiano toni, registro, valutazioni, scenari. Perché battere il City a Manchester, mettere sotto i leader a punteggio pieno della Premier, capaci di sputtanarsi 205 milioni per tre soli giocatori – due dei quali lasciati a lungo in panchina da Pellegrini – è impresa da c’era una svolta.

Lo confesso: della Juve di Manchester m’è piaciuto solo il finale. Sull’1-0 (gol peraltro irregolare) ho pensato che gli inglesi avrebbero raddoppiato e chiuso la partita. Non è stato così: Buffon ci ha messo del suo e lo schiaffo ha svegliato Allegri e squadra: gli ultimi minuti ci hanno mostrato qualcosa di buono, di molto buono. Una reazione da grandi, da gruppo – che gli ingenerosi fischi dello Stadium abbiano prodotto effetti un filo ritardati ma benefici?

Pirlo, Tevez, Vidal (e Marchisio) mancano ancora tanto e non potrebbe essere diversamente: Hernanes davanti alla difesa in versione San Paolo è una soluzione-tampone che non convince (è stato a lungo fuori dal gioco, ha giusto recuperato una decina di palloni); Cuadrado deve ritrovare la sicurezza nelle giocate; Sturaro è utile ma non decisivo come il cileno e Evra si fa preferire, per ora, a Alex Sandro. Tuttavia da una vittoria pesante come questa di Manchester si può ripartire agevolmente – l’entusiasmo sembra ritrovato.

Il calcio riserva sempre grandi sorprese, sa spiazzare come pochi altri sport, alimenta e distrugge nel giro di 90, 95 minuti certezze e luoghi comuni. C’è ancora qualcuno disposto ad affermare che la Champions faccia male?